Alert Chiudi Logo unik design studio Facebook Instagram LinkedIn NextDoor Twitter Youtube
News

Sul ghiacciaio dei Forni per una pulizia speciale insieme all’Università degli studi di Milano e Carovana dei Ghiacciai

La crisi climatica accelera il passo anche ad alta quota. Un nuovo campanello d’allarme arriva dal ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande d’Italia situato nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, in Lombardia. Da quasi un mese, ossia dalla seconda settimana di luglio ad oggi, con l’arrivo dell’anticiclone africano, il ghiacciaio dei Forni è in fusione giorno e notte con un elevato tasso di fusione che va dai 4 agli 8 cm al giorno di ghiaccio fuso a quota 2650 e 2600 m, con una perdita totale di spessore che nelle aree frontali si avvicina ai 2 metri. A pesare sulla capacità di resistenza del ghiacciaio i forti contrasti meteorologici che hanno segnato questo 2024, con abbandonanti e tardive nevicate arrivate sulle Alpi, elevate temperature estive e temperature notturne, che in particolare sul ghiacciaio dei Forni, dalla seconda settimana di luglio non sono mai andate sotto lo zero. La fronte del ghiacciaio è, inoltre ancor più ricoperta di detrito e black carbon, scura, con riflettività inferiore al 15%. È l’effetto del darkening, scurimento del ghiaccio per effetto delle deposizioni atmosferiche e dei crolli in roccia. Inoltre, i sedimenti raccolti alla fronte del ghiacciaio dei Forni presentano tuttora elevate concentrazioni di piombo, probabilmente dovute alla grande quantità di detriti bellici presenti sul ghiacciaio. L’elevata fusione del ghiacciaio ha riportato alla luce, proprio a luglio, anche un ordigno inesploso risalente alla Prima Guerra Mondiale trovato alla base della stazione meteo UNIMI ESP. Ma oltre agli ordigni bellici e ad altri reperti, c’è da dire che salendo in quota a volte ci si imbatte anche in rifiuti abbandonati di “ieri e oggi”, per lo più macroplastiche legate a packaging alimentare come è emerso sia dalla giornata di Clean Up in quota realizzata da Carovana dei ghiacciai di Legambiente, nell’ambito di Puliamo il Mondo, in occasione dell’anteprima sul ghiacciaio dei Forni, sia dai monitoraggi dell’Università di Milano fatti ad agosto 2021 e nel 2022.

Clean up in quota: Nel corso dell’attività di Clean up in quota, effettuata da Carovana dei ghiacciai e dai volontari che hanno partecipato all’iniziativa nell’ambito di Puliamo il Mondo lungo i due sentieri che portano al ghiacciaio dei Forni, sono stati trovati circa 150 rifiuti tra fazzoletti di carta, bottiglie di plastica, macroplastiche relative al packaging alimentare, sigarette, pezzi di attrezzatura tecnica, ma anche alcuni pezzi di ferro. Rifiuti, in sintesi, di ogni genere e tipo. Tra i più trovati i fazzoletti di carta e carta in generale, seguiti da macroplastiche riconducibili al packaging alimentare e sigarette. Salendo più in quota, c’è poi da dire che la fusione dei ghiacciai sta riportando alla luce anche “rifiuti di ieri e tracce del passato” legate ai conflitti mondiali combattuti ad alta quota.

“Con questa anteprima di Carovana dei ghiacciai 2024 pensata nell’ambito di Puliamo il Mondo – dichiarano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e Vanda Bonardo, responsabile della campagna Carovana dei ghiacciai di Legambiente e presidente di CIPRA Italia– vogliamo anche sensibilizzare le persone sul tema dell’abbandono dei rifiuti in montagna, una cattiva abitudine che non risparmia neanche le Alpi e gli Appennini e le cime più alte del mondo, gli ottomila. In montagna bisogna camminare senza lasciare tracce alle proprie spalle, mantenendo comportamenti virtuosi, sostenibili e responsabili in ogni contesto, da quello montano a quello urbano, come ribadiamo ogni anno anche con Puliamo il Mondo la nostra campagna di volontariato ambientale coinvolgendo le persone in attività di pulizia. E questa volta partiamo proprio dalla montagna, con un’attività di clean up in quota, senza dimenticare che l’altro grande pericolo è rappresentato dalla crisi climatica che avanza come è emerso dai dati sul ghiacciaio dei Forni, e che racconteremo nell'edizione 2024 di Carovana dei ghiacciai in programma dal 18 agosto al 9 settembre con sei nuove tappe”.

Studio Monitoraggio rifiuti: Oltre all’attività di Clean up in quota, nel corso dell’anteprima di Carovana dei ghiacciai 2024 sono stati anche presentati per la prima volta i monitoraggi sui rifiuti abbandonati

realizzati, dall’agosto 2021 e nel 2022, realizzati da Marco Parolini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Sono 289 i rifiuti trovati in quota lungo i sentieri di avvicinamento al ghiacciaio dei Forni e del Cedec e monitorati dall’agosto 2021 e nel 2022. Si tratta perlopiù di macro-plastiche raccolte in otto transetti lungo il percorso di quattro sentieri altamente frequentati da turisti e quattro poco frequentati. Il 27% delle macroplastiche raccolte sono riconducibili al packaging alimentare (come carte di caramelle e di merendine, confezioni di bevande o involucri di barrette energetiche), un 20% a cavi, fascette, pezzi di biciclette e pezzi di fili, un 6%a prodotti per la cura e l’igiene personale mascherine chirurgiche o bustine di integratori; un 3% è rappresentato da abbigliamento tecnico come etichette e pezzi di indumenti, un 4% da attrezzatura tecnica come frammenti di suole o piedini di racchette. Non è stato possibile definire la provenienza del restante 40% di frammenti di macroplastiche a causa della loro usura e/o frammentazione e degradazione a seguito dell’esposizione a fenomeni meteorologici e meccanici. In sintesi, la caratterizzazione polimerica ha evidenziato come le poliolefine, principalmente polipropilene (PP) e polietilene (PE), siano i due polimeri che maggiormente caratterizzano i rifiuti plastici raccolti lungo i sentieri.

La scelta di realizzare il monitoraggio lungo questi sentieri non è casuale. Tale area di studio è da attribuirsi ai risultati ottenuti da un precedente studio di monitoraggio condotto nel 2020, che aveva già confermato la presenza di macroplastiche sulla superficie del Ghiacciaio dei Forni e del Ghiacciaio Cedec, nonché sui sentieri di avvicinamento a tali ecosistemi glaciali. Questi risultati suggeriscono che la presenza di macroplastiche sui sentieri sia da attribuirsi per lo più all’abbandono deliberato o involontario di rifiuti da parte degli escursionisti che frequentano la montagna.

“Le osservazioni e i risultati delle ricerche condotte dai ricercatori dell'Università degli Studi di Milano- dichiara Guglielmina Diolaiuti, docente UNIMI ESP e membro del Comitato Glaciologico Italiano - sottolineano l'importanza di monitorare costantemente i ghiacciai, non solo per comprendere meglio le dinamiche climatiche in atto, ma anche per sensibilizzare sull'urgenza di ridurre l'impatto umano sull'ambiente. In particolare, la contaminazione ambientale da polimeri plastici, gergalmente conosciuti come plastiche, è una delle principali problematiche che la società attuale deve affrontare. Quando le materie plastiche non sono gestite e/o smaltite correttamente, si disperdono e possono causare impatti non trascurabili nei confronti degli ecosistemi e degli organismi che li popolano. Solo attraverso un impegno condiviso e una maggiore consapevolezza possiamo sperare di preservare questi preziosi laboratori naturali per le future generazioni”.

Cartella stampa foto e video

Accedi

Non hai ancora un account? Registrati

Hai dimenticato la password?